28 ottobre 2010

Un quartiere delle luci rosse a piazza di Spagna, anzi di Francia

Trinità dei Monti prima della scalinata (picc.verde G.Maggi 1600 ca)

“Come! Ner cor de Roma cuel’ inferno
de le puttane de piazza de Spagna?”
G.G. Belli

Nel 1832 il Belli scriveva un sonetto sul problema del meretricio, attivissimo a piazza di Spagna e dintorni. In chiave moralistica e puritana, ma anche satirica, come si legge nell’ultima strofa (v. in basso). Ma perché proprio in quella piazza, che doveva poi diventare un’icona nota in tutto il mondo?

Dopo il sacco di Roma del 1527 la città si era lentamente ripresa con la ricostruzione prima e la costruzione ex novo poi di edifici pubblici, soprattutto chiese, conventi, ospizi, anche con il contributo dei grandi paesi cattolici, soprattutto Francia e Spagna, che gareggiavano nell'affermare la loro presenza nella Città Eterna.
Goethe, Mozart, Stendhal, Montaigne, Montesquieu, Shelley, Keats, lord Byron, insieme a migliaia di meno famosi pellegrini del "viaggio in Italia", tanto in voga nei secoli dell'illuminismo e del romanticismo, venivano a visitare Roma, Caput Mundi per tanti secoli e presidio del cristianesimo per altrettanti. Il punto di arrivo era, attraverso la via Cassia, la Flaminia e la Porta del Popolo, proprio piazza di Spagna.
Gli alberghi, le locande, le osterie, le stalle per i cavalli, i parcheggi per le diligenze e le carrozze padronali (dice niente il toponimo “via delle Carrozze”?), le botteghe del caffè, e poi barbieri, farmacisti, calzolai, guide turistiche, “ciceroni”, scrivani, ciarlatani e botteghe di ogni genere, si insediarono rapidamente nella zona di piazza di Spagna. I ricchi viaggiatori dell’epoca erano una manna per tante nuove iniziative artigianali e imprenditoriali.

Le prostitute furono fra le prime ad operare in zona, attirate da due elementari considerazioni. I viaggiatori erano quasi tutti maschi e spesso soggiornavano a lungo. Inoltre, e soprattutto dalla fine del ‘600, la zona godeva della giurisdizione di extraterritorialità a favore della corona spagnola.

L’intero quartiere era sotto la giurisdizione e la protezione della Spagna, che aveva facoltà di escludere ogni ingerenza amministrativa e di polizia dello Stato della Chiesa. In pratica era una zona franca per ogni attività economica, compreso l’esercizio della prostituzione. La Spagna, pur potendo disporre di sue soldatesche con funzioni di polizia, si limitava al controllo della propria legazione e del grande complesso (chiesa e ospizio) dei Trinitari Scalzi, anch'esso di sua proprietà.

Ma il "quartiere spagnolo” si estendeva in un ampio circondario che alla metà del ‘700 comprendeva piazza di Spagna, l'attuale attigua piazza Mignanelli, via Condotti, via della Mercede, via Mario de' Fiori, via Capo le Case, via Gregoriana, l'ultimo tratto di via Felice (ora Sistina), piazza Trinità dei Monti, via Vittoria, via della Croce, via Bocca di Leone, via Frattina. L'area contava alcune migliaia di abitanti. I confini furono codificati, come rivela uno studio di Alessandra Anselmi, in una mappa disegnata dall’architetto Antonio Canevari nel 1725 (v. in basso). Gli accordi raggiunti tra Spagna e Papato furono faticosi e contrastati, per la concorrenza della Francia che accampava analoghi diritti.

Ovviamente i vari Papi mai giunsero ad un protocollo ufficiale, che avrebbe comportato nientemeno che la cessione a una potenza straniera di una parte della città. Tutto era stabilito alla stregua di un gentleman agreement. Ma tant’è, la Spagna di fatto esercitava il potere sulla sua giurisdizione, seppure con molta tolleranza verso tutte quelle attività che rendevano il “suo” quartiere il più cosmopolita e accogliente di Roma.

barcaccia piazza di Spagna e Trinità dei Monti senza scalinata (GB Falda modif. blu)

Un passo addietro, come direbbe il Belli. La società misogina e maschilista nella Roma del Papa Re, relegava il ruolo della donna a moglie e madre, monaca o puttana. Rarissime erano le professioni in cui una donna poteva cimentarsi: in pratica la sarta, la "scuffiara" (artigiana di cuffie e cappelli femminili) e le poche serve che accudivano le mogli dei signori. Dimenticavamo le perpetue di preti e parroci, ma molte di esse avevano un doppio, equivoco, ruolo di donna “tutto fare”. La totalità delle altre professioni era riservata ai maschi, perfino il ruolo femminile nelle rappresentazioni teatrali e di musica (be’, proprio maschi no: era l’epoca dei castrati, che cantavano e figuravano come donne a teatro e nella cappella Sistina). Le donne ribelli che non volevano sottostare al maschilismo imperante non avevano molte chances: o puttane o streghe-fattucchiere. Ma quest'ultima professione era molto pericolosa: c’era il rogo, dopo un bel processo della Santa Inquisizione.

La prostituzione, invece, non portava al rogo, e rendeva (e rende) bene. Era l’unica alternativa, sempre illegale ma spesso tollerata, per le donne che non riuscivano o non volevano trovare un marito-padrone. E’ vero che il Cardinale Vicario vigilava sui costumi, “rivedeva il pelo alle puttane”, come diceva il Belli, ma nulla poteva nel quartiere spagnolo.

La prostituzione a Roma era una realtà talmente consolidata che esisteva un ospedale, il San Rocco, per le partorienti al di fuori del matrimonio, e un altro, il San Gallicano, per la cura delle diffusissime malattie veneree. Il “mal francese” o sifilide, era il più diffuso e pericoloso. Per non parlare dell’ospizio per il recupero delle “donne perdute” alle Scalette, in via della Lungara [non sarà, per caso, l’attuale Casa della Donna, sede delle femministe, a cui si accede da una vistosa doppia scalinata? Sarebbe una bella Nèmesi... NdR] e del Cardinal Vicario che vigilava al di sopra di tutto.
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La scalinata di Trinità dei Monti fu costruita su progetto di Francesco De Sanctis con un lascito di 20.000 scudi fatto nel 1655 ai frati Minimi di San Francesco da Paola da parte di un nobile francese, Etienne Gueffier, che aveva ricoperto incarichi all'ambasciata di Francia a Roma. E' interessante notare come i suddetti frati si fossero tenuti in cassa i denari per quasi tre quarti di secolo prima di rilasciarli per la costruzione della scalinata, in seguito alle insistenze del Papa Clemente XI.

La piazza fu terreno di battaglia diplomatica fra Spagna e Francia. In effetti nel '600 la parte nord, verso porta Flaminia, era "piazza di Francia", e quella su cui si affacciava la legazione spagnola, oggi piazza Mignanelli, era piazza di Spagna. Fu l'influenza di Isabella Farnese, moglie del re Filippo V di Spagna, insieme al potente ambasciatore cardinale Trojano Acquaviva d'Aragona, il cui segretario Giacomo Casanova amava definire "uomo che a Roma vale più del Papa", a far pendere la bilancia a favore della giurisdizione spagnola, relegando la zona francese in cima alla famosa scalinata. Nel corso di queste schermaglie della diplomazia, la Spagna vagliò addirittura l'ipotesi di chiudere la scalea con un colpo di mano a base di catene e lucchetti.

Anche prima della costruzione della scalinata di Trinità dei Monti, inaugurata dal Papa nel 1725, lungo il precario pendio alberato (v. immagine, sopra) che collegava la chiesa francese dei Padri minimi di San Francesco da Paola con la piazza della berniniana Barcaccia [a Pietro Bernini, però, fu commissionata l’opera, non al figlio Gian Lorenzo, che comunque collaborò col padre. Del resto, Pietro morì nel 1629, proprio l’anno in cui la fontana fu inaugurata, NdR] e col quartiere spagnolo (in basso), esistevano alcune casupole abitate da donne che praticavano la prostituzione, come documentano le proteste dei preti francesi agli inizi del ‘700, e come risulta da una stampa dell’epoca.

Ed ecco il sonetto del Belli, celebrativo dell’editto che vietava alle prostitute di adescare i clienti stando affacciate alla finestra appoggiate ad un esplicito cuscino, sovente decorato di merletti in modo vistoso, come avveniva senza ritegno nel quartiere di Piazza di Spagna. Strano, però, quello che non si può fare con le prostitute si può fare impunemente con la moglie, nota sarcasticamente il Belli:
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LA GIURISDIZZIONE
È un gran birbo futtuto chi sse lagna
de le cose ppiú mmejjo der Governo.
Come! ner cor de Roma cuel’inferno
de le puttane de Piazza de Spagna?!
S’aveva da vedé ’na scrofa cagna
d’istat’e utunno e pprimaver’e inverno,
su cquer zanto cuscino, in zempiterno
a cchiamà li cojjoni a la cuccagna?
Hanno fatto bbenone: armanco adesso
se fotte pe le case a la sordina,
e ccor prossimo tuo come te stesso.
Mo ttutto se pò ffà ccor zu’ riguardo
co cquella ch’er Zignore te distina;
e ar piuppiú cce pò uscí cquarche bbastardo.
Roma, 5 dicembre 1832
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Versione. E' un gran birbante fottuto chi si lamenta dei migliori provvedimenti del governo. Ma come, nel cuore di Roma quell'inferno delle puttane di piazza di Spagna? Si doveva vedere una scrofa sordida d'estate, autunno, primavera e inverno, su quel santo cuscino tutto il tempo, a chiamare i clienti alla cuccagna? Il governo ha fatto benone: almeno adesso si fa sesso per le case silenziosamente, con il prossimo tuo come con te stesso. Ora si può fare tutto col dovuto riguardo con tua moglie, e al massimo potrà venire fuori qualche bastardo.

Ma le puttane, nonostante editti e proclami, sono tranquillamente restate nella ex "zona spagnola" fino a tempi recenti. Anzi, vi misero casa. Chi non ricorda, fra i vecchi romani, le “case chiuse”, ipocritamente chiamate anche "di tolleranza", di via della Vite, via Belsiana, via Capo le Case, via Mario de' Fiori, via Borgognona (dov'era la "Giorgina", noto ritrovo di gerarchi fascisti) e di tutte le vie all'intorno? La legge Merlin che chiuse i "casini" è del 1958.

IMMAGINI. 1. La boscosa salita di Trinità dei Monti prima della costruzione della scalinata, con tanto di casette delle prostitute (dis. prob. di G.Maggi, 1600 ca.). 2. Le prostitute erano spesso alla finestra. Doppiamente obbligato, perciò, il riferimento al dipinto "Donne alla finestra" dello spagnolo Murillo. 3. In primo piano la fontana della Barcaccia di Pietro Bernini, padre di Gianlorenzo, finita nel 1629, proprio l’anno della morte di Bernini senior. Perciò, Bernini junior può al massimo aver dato le ultime rifiniture, ma non può essere considerato l’autore. Dalla stampa si vede che la fontana offriva molti più getti d’acqua, e più potenti. La piazza era tutta in terra battuta. Sullo sfondo la selvaggia salita di Trinità dei Monti (dis. prob. di G.B. Falda, dopo il 1691). 4. La mappa del "quartiere spagnolo" (Canevari 1725), secondo lo studio di A.Anselmi (Il quartiere dell’Ambasciata di Spagna a Roma, in "La città italiana e i luoghi degli stranieri. XIV-XVIII secolo", a cura di D. Calabi e P. Lanaro, Laterza 1998, pp.206-221). In seguito l'area fu ingrandita fino ad arrivare al Corso, proprio per la costruzione del complesso extraterritoriale spagnolo dei Trinitari Scalzi (iniziata nel 1731-32), con l'approvazione del competente "maestro delle strade" arch. Cipriani.

AGGIORNATO IL 23 FEBBRAIO 2015

3 commenti:

Olghina ha detto...

Mai letto nulla del genere: articolo (e blog) davvero originale!

Anonimo ha detto...

Complimenti,ho trovato per caso questo blog,ed essendo di Roma, sono curioso di sapere e vedere attraverso le foto, com' era prima....
Complimenti veramente

Unknown ha detto...

Così è Roma: basta un'ordinanza comunale di poca importanza (come il divieto di sedere sulla scalinata) e si finisce per scoprire storie sempre interessanti.

 
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